Uno dei proverbi più citati per Capodanno è ” Anno nuovo vita nuova “, ma per molti più che un proverbio è un desiderio, un proposito, una speranza.

Mentre affidiamo al nuovo anno progetti e aspettative, spesso facciamo il punto dell’anno passato e ripercorriamo  con la memoria i momenti felici e difficili che abbiamo attraversato. Abbiamo l’aspettativa di non ripetere i medesimi errori e di non rivivere esperienze negative e contemporaneamente l’entusiasmo di dare vita a qualcosa di nuovo, di positivo.

Mentre riponiamo fiducia e speranza nel futuro sentiamo anche il bisogno di non scordare l’esperienza appena passata, di fissarla nella nostra mente come si fa con gli insegnamenti più preziosi.

 

Con questa premessa, sento l’importanza di ricordare una ricorrenza molto significativa d’inizio anno: il Giorno internazionale della Memoria, che si celebra il 27 gennaio in ricordo dello sterminio degli Ebrei vittime del genocidio nazista. Proprio nel ricordo del giorno in cui nell’anno 1945 venne liberato il campo di concentramento di Auschwitz, siamo invitati a ricordare che la liberazione è stata preceduta dallo sterminio.

 

Crescere attraverso la memoria del passato

Cosi come noi adulti facciamo tesoro dell’esperienza del passato, della nostra e dell’altrui storia, così anche per i bambini è importante imparare ad andare oltre il tempo presente, per poter crescere.

La scrittrice di origine ebraica, superstite dell’Olocausto, Elisa Springer, scriveva:

“Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano, capiscano e comprendano: è l’unico modo per sperare che quell’indicibile orrore non si ripeta, è l’unico modo per farci uscire dall’oscurità.”

 

Vorrei approfondire la riflessione estendendola, oltre la storia, agli innumerevoli episodi quotidiani di razzismo, di stigmatizzazione della diversità, sino alle guerre che ancora incombono in terre non molto lontane.

La responsabilità mette paura

Parlare con i bambini delle pagine dolorose della nostra storia e talvolta del nostro presente è talmente importante da costituire una responsabilità.

E le responsabilità sono spesso accompagnate dalle paure.

Il genitore può avere timore  di sbagliare, non sapere come dire le cose giuste e nel tempo giusto: queste insicurezze a volte inducono a rimandare i discorsi “a quando sarà più grande e potrà capire”.

Quotidianamente si presentano al bambino occasioni nelle quali  deve scegliere e decidere come comportarsi, da che parte stare. Pensiamo a fenomeni come il bullismo, l’aiutare o lasciare in disparte chi è in difficoltà, la paura del diverso. Ci sono molte situazioni che possono mettere in gioco delle emozioni e dei pensieri che, se non sono mai stati affrontati e condivisi con gli adulti di riferimento, diventano comportamenti sbagliati.

Ecco dunque il senso del mio articolo: sostenere le famiglie nel creare delle opportunità preziose di crescita, nel lungo cammino che porta i bambini a diventare adulti, consapevoli ed equilibrati.

 

Sapere, capire, comprendere…

Rileggendo la frase di Elisa Springer, notiamo che si riferisce alla necessità di sapere, capire e comprendere.

Cosa significano letteralmente queste tre parole, che sembrano così simili?

  • Sapere significa essere informati a proposito di qualcosa.
  • Capire significa intendere sul piano intellettivo, afferrare con la mente.
  • Comprendere significa unire la riflessione alle emozioni, lasciare che il nostro cuore trasformi l’esperienza.

Per poter comprendere è dunque necessario prima di tutto sapere (quali sono gli eventi) e capire (dare un significato concreto alle parole).

Aiutare i bambini a comprendere è necessario per insegnare loro a sviluppare abilità quali ascolto, dialogo ed empatia prima di tutto per le persone.

 

Perché avvicinare i bambini alla Storia?

Spesso ci domandiamo se non basti insegnare ai bambini come comportarsi, invece di spiegare loro le brutture che avvengono quotidianamente nel nostro mondo.

Non sarebbe sufficiente dare il buon esempio e concentrarsi invece sui valori positivi?

Dare il buon esempio costituisce sempre la prima risorsa per mettere in moto un cambiamento positivo nei bambini e nei ragazzi (che sono intelligenti, mettono sempre alla prova ciò che diciamo con i fatti! Sempre.). Ma parlare e raccontare permette una condivisione affettiva profonda tra adulto e bambino e aiuta il bambino a riconoscere ed esprimere il proprio mondo interno, fatto di sensazioni ed emozioni, a farsi delle idee proprie e a sviluppare la reciprocità.

Per farsi delle proprie opinioni serve anche ricordare

Perché ricordare  significa sviluppare la memoria, la capacità di collegare gli eventi del passato a ciò che avviene nel presente: significa gettare i semi della continuità, e con essi della responsabilità.

Avvicinare i bambini ed i ragazzi alla storia non è dunque solo un compito scolastico, ma un impegno che dobbiamo assumerci in prima persona, in quanto genitori, perché bambini e ragazzi imparino a:

  • collegare eventi, situazioni e persone, per scoprire i nessi di causa effetto;
  • maturare interesse sul passato, in quanto i bambini hanno invece la tendenza a concentrarsi sul tempo presente;
  • riflettere, mediante il ricordo di come si siano superate le difficoltà, gli errori da non ripetere, i percorsi effettuati per raggiungere dei traguardi;
  • sviluppare la conoscenza critica necessaria per capire cosa debba essere ricordato e cosa no, ma anche da che parte si vuole stare e, quindi, prendere posizione;
  • sviluppare la capacità di dialogare in modo costruttivo, mediante la conoscenza di altre culture e popolazioni.

 

Significa  quindi aiutarli a riflettere sui valori dei diritti umani, sulla “non discriminazione” e sul rispetto e la valorizzazione delle diversità e delle differenze.