Una delle domande che pongo quando incontro i genitori in studio è “come gioca vostro figlio?”.
Questa domanda apre tanti discorsi, tante possibilità, idee e fantasie sul gioco, sul nostro modo di giocare, su cosa per noi adulti sia considerato normale.
Proviamo a osservare un bambino giocare sull’autobus, oppure in una sala d’attesa, o al ristorante mentre attende il cibo. Noteremo che spesso è assorto in un gioco intenso e ogni oggetto (una forchetta, il tovagliolo, le proprie mani) diventa per lui qualcos’altro, o qualcun altro. Ci ritroviamo a sorprenderci, meravigliati. In realtà, il bambino sa esattamente cosa sta facendo ed è completamente coinvolto nel suo gioco, immerso in una rete di significati che lui comprende benissimo.
Quando il bambino è sereno è in grado di giocare ovunque e con qualunque cosa, indisturbato per tempi più o meno lunghi a seconda dell’età.
Capita molto spesso che il bambino possieda differenti giochi, ma che provi immenso piacere nel trasformare uno strofinaccio in un mantello, nell’utilizzare il tavolo come casetta, o nel far diventare una molletta per il bucato magicamente un aeroplano.
Per il bambino il gioco è esperienza
Il gioco è lo strumento più importante con il quale cresce. Attraverso di esso sviluppa le sue competenze cognitive, relazionali e sociali ed esprime le sue emozioni: talvolta è felice, altre arrabbiato, triste oppure spaventato. In certi momenti richiede la presenza del genitore, altre volte è infastidito se qualcuno si intromette.
Certo, esistono diverse forme di gioco e soprattutto diversi momenti di gioco.
Giocare è indispensabile per lo sviluppo emotivo, cognitivo e sociale dei bambini. Attraverso le esperienze di gioco i bambini possono crescere.
Il gioco è essenziale per lo sviluppo del bambino
Il gioco è necessario per aiutarlo a imparare cosa vuol dire essere in relazione con altri individui, quali sono le difficoltà e come riuscire a superarle.
Giocare aiuta i bambini ad acquisire dimestichezza con i propri stati emotivi, permettendo loro di esprimere il proprio mondo interno e di elaborare le esperienze che vivono nel loro quotidiano.
Giocare è essenziale a tutte le età.
Anche l’adulto continua a giocare. Talvolta se ne difende con una certa vergogna, perché “non è serio”, ma prova piacere nei giochi di competizione, con regole e codici: giochi sportivi, di carte, giochi al computer.
Il gioco infatti, ad ogni età, stimola la memoria, l’attenzione, la concentrazione, favorisce lo sviluppo di schemi, in altre parole favorisce e sostiene lo sviluppo cognitivo. È terreno di relazione, il campo nel quale sperimentarsi.
Naturalmente, il gioco evolve con la crescita e la maturazione del bambino, pertanto a ogni tappa di sviluppo corrisponde una differente modalità di giocare.
Osservare per imparare a conoscere
È molto importante osservare e imparare a conoscere il gioco del proprio bambino, perché dà informazioni preziose sul suo benessere psicologico e relazionale.
Per esempio, si può notare che il bambino non sa giocare da solo. Oppure gioca sempre da solo e spesso si isola. Può succedere che non giochi oppure giochi in modo irrequieto o aggressivo dando l’impressione che sia confuso e caotico. O, ancora, utilizza in modo distruttivo i giocattoli oppure ne usa pochissimi ed in modo ripetitivo.
Questi esempi ci aiutano a capire che se tuo figlio non gioca con piacere, o non gioca del tutto, oppure si arrabbia di frequente, si chiude in sé stesso, si isola, è confuso, significa che qualcosa lo mette o disagio e sta esprimendo qualcosa che non va.
In questi casi è molto utile rivolgersi a uno psicoterapeuta dell’età evolutiva, per comprendere cosa stia succedendo e superare lo stato di malessere.
Il gioco come strumento di lavoro in psicoterapia
Nel mio lavoro di psicoterapia con i bambini, il gioco costituisce uno strumento di intervento privilegiato. Accanto alle altre modalità espressive quali il disegno, il dialogo, il racconto delle storie, il piccolo paziente attraverso il gioco mostra e ripropone immagini e personaggi che abitano le sue fantasie e i suoi pensieri, comunicando così quanto sta avvenendo dentro di lui.
Attraverso la sua libera espressione, mediata dal materiale che metto a disposizione, il bambino mi permette di osservare, di partecipare, di sentire le emozioni che agisce mediante il gioco.
È con l’accoglienza profonda degli stati emotivi e psicologici messi in atto dal bambino durante il gioco, che posso intervenire e sostenere le trasformazioni più profonde, indispensabili per trasformare e creare le condizioni perché il bambino possa crescere serenamente.
Il gioco assume quindi un ruolo da protagonista nella vita e nell’intervento psicologico con i bambini.
Se sei preoccupato e non sai come decifrare ciò che tuo figlio sta comunicando, oppure senti che non è sereno e osservandolo giocare (o non giocare) noti qualcosa che ti pare strano, non esitare a rivolgerti ad uno psicoterapeuta dell’età evolutiva.
Se vuoi avere maggiori informazioni sul mio lavoro con i bambini o hai bisogno di richiedere una consulenza, scrivimi.